domenica 3 gennaio 2016

Il Grande Indro Montanelli

Indro Montanelli, il quale era un grande giornalista perché i suoi degni eredi lo qualificano così ogni volta che lo nominano, e allora vuol dire che dev'essere così.
Un individuo che sotto il regime fascista era fascista convinto e razzista (si legga quel che scriveva nelle sue lettere private, durante la guerra d'Etiopia, sull'inferiorità degli africani - ah, e in Etiopia si comprò una dodicenne come concubina), poi si ritrovò di colpo antifascista dopo la caduta del regime, in modo da saltare sul carro del vincitore, come gli era consueto; arrestato dai nazisti, fucilarono tutti quelli che erano con lui, tranne lui (chissà come mai?). 

Certo non partigiano, o "bandito", come lui, da inveterato fascista, li chiamava: non sia mai! 

Monarchico, dopo tutto quello che i Savoia avevano fatto agli italiani. 

Giornalista parzialissimo, sempre servo del potere, mai interessato alla verità bensì alle logiche di partito, ovviamente quello che prevaleva. 

Dopo il disastro del Vajont scrisse che i giornalisti come Tina Merlin, che avevano denunciato la situazione già ben prima che accadesse ed ora lo rinfacciavano ai servi come lui, che parlavano di fatalità, erano "sciacalli". Perché? Perché la Merlin era comunista, quindi andava attaccata a priori, indipendentemente dal fatto che dicesse il vero. 

Durante la guerra fredda sollecitò l'ambasciatore statunitense in Italia per chiedere un colpo di Stato, così che finissimo come la Grecia o il Cile - evidentemente aveva ancora nostalgie per il fascio.
Infangò la memoria dei soldati italiani che combatterono e morirono nella seconda guerra mondiale, allineandosi ai peggiori (e infondati) pregiudizi sugli italiani, chiamandoli imbelli e codardi nelle sue "opere". Evidentemente gli doleva che la monarchia sabaudo-fascista non avesse vinto la guerra.
Questo è, signori, il Grande Indro Montanelli. Non mi credete? Documentatevi sulla storia di quest'individuo, che il degenerato giornalismo italiano oggi fa passare per "grande" perché è stato in effetti un pioniere del moderno giornalismo italiano, quello che fa della menzogna, della parzialità e della disinformazione le proprie linee guida.